lunedì 12 luglio 2010

Il tempo non esiste (dedicato al "lupo" Marcello)

Puo' una teoria gravitazionale pensata solo con dimensioni spaziali essere "fisicamente consistente" ? Se gli esperimenti di Alain Aspect sulla "non località quantistica" sono veritieri parrebbe di si.
Alain Aspect nel 1982 realizza una serie di apparecchiature che permettono di risolvere il contenzioso che ormai da mezzo secolo aveva opposto i fisici che si riconoscono nelle posizioni "classiche" (Einstein, ecc.), con i fisici quantistici della "scuola di Copenaghen".
Egli, insieme con Jean Dalibard e Gérard Roger, due ricercatori dell’Istituto di Ottica dell’Università di Parigi, in quell'anno riesce a verificare alcune delle ipotesi "non localistiche" della teoria quantistica, tra cui la disuguaglianza di Bell.
Al centro delle apparecchiature utilizzate da Aspect e collaboratori nei loro esperimenti viene posto un atomo di Calcio il cui decadimento produce una coppia di fotoni che sono fatti muovere lungo percorsi opposti. Lungo uno di questi percorsi, di tanto in tanto e in maniera del tutto casuale, viene inserito un "filtro" (un Cristallo Birifrangente) il quale, una volta che un fotone interagisce con esso, può, con una probabilità del 50%, deviarlo oppure lasciarlo proseguire indisturbato per la sua strada. Agli estremi di ogni tragitto previsto per ciascun fotone viene posto un rivelatore di fotoni.
Quindi Aspect verifica che nel momento in cui lungo un percorso viene inserito il Cristallo Birifrangente e si produce una deviazione del primo fotone verso il rivelatore fotonico posto alla fine di quel percorso, anche il secondo fotone (cioè il fotone proseguente lungo un altro percorso, quello con il fotone separato e senza "ostacoli" davanti), "spontaneamente" ed istantaneamente, devia verso un altro rivelatore fotonico. Praticamente l’atto di inserire il Cristallo Birifrangente con la conseguente deviazione del primo fotone produce un effetto istantaneo a distanza sul secondo fotone, inducendolo a deviare.
Nonostante tutto ciò possa apparire come inspiegabile in quanto totalmente confliggente con il principio di località, effettivamente esso è un fenomeno che accade durante l'esecuzione di esperimenti su coppie di particelle correlate. Questi "insoliti" comportamenti naturali delle particelle elementari sono tali, secondo i fisici quantistici ortodossi, solo se si ragiona secondo una "logica classica". Se si ragiona nell'ottica che esista un sistema correlato nel quale la distanza spaziale è inifluente, questi fenomeni risultano comprensibili.

Un'interessante interpretazione dell'entanglement è quello di cui al seguente ampio stralcio di un articolo del fisico - scrittore Davide Fiscaletti.
La non separabilità quantistica.
"Uno degli aspetti più sorprendenti che caratterizzano il mondo microscopico sta nel fatto che le particelle subatomiche hanno la capacità di comunicare informazioni istantaneamente a prescindere dalla loro distanza. Qui si mostra che questo fenomeno, la non separabilità quantistica, può essere spiegato assumendo che esistano diversi livelli della realtà fisica; si suggerisce che, al livello fondamentale, le particelle sono legate le une alle altre per mezzo delle onde ad esse associate e lo spazio fisico ha un carattere a-temporale.
La meccanica quantistica è la teoria fondamentale che sta alla base della moderna visione dei fenomeni naturali. Tuttavia, malgrado gli incontrastati successi sul piano applicativo e le numerosissime conferme sperimentali che si sono accumulate sin dalla sua nascita (avvenuta nella seconda metà degli anni '20 del secolo scorso), questa teoria ha dato luogo ad un acceso dibattito sui propri fondamenti, su quello che dice a proposito del mondo. Ci sono infatti degli aspetti di questa teoria che la fanno sembrare esotica e misteriosa, lontana dal senso comune. Tra questi, l’aspetto più sorprendente è sicuramente rappresentato dalla non località, dalla non separabilità delle particelle subatomiche. In base a un famoso teorema dimostrato nel 1964 dal fisico irlandese John Stewart Bell (che è considerato da molti esperti nel campo dei fondamenti concettuali della meccanica quantistica come il più importante recente contributo alla scienza), un’esperienza avvenuta nel passato tra due particelle subatomiche crea tra di esse una forma di “connessione” per cui il comportamento di ciascuna delle due condiziona in modo diretto ed istantaneo il comportamento dell’altra indipendentemente dalla distanza che le separa. Per esempio, nel caso di due particelle subatomiche inizialmente accoppiate e che poi vengono separate e allontanate l’una dall’altra, se ad un certo istante invertiamo il senso di rotazione (chiamato dai fisici con il termine “spin”) di una delle due, in quello stesso istante anche l’altra inverte il suo senso di rotazione, indipendentemente dalla distanza che separa le due particelle. Ai giorni nostri, non è stata trovata ancora alcuna contro-argomentazione significativa in grado di mettere in discussione la validità del teorema di Bell. Tutti gli esperimenti effettuati finora – e particolarmente significativi sono, in questo senso, gli esperimenti di Alain Aspect (1981) al laboratorio di ottica di Orsay, di Yanhua Shih (2001) dell’Università del Maryland e di Nicolas Gisin (2003) dell’Università di Ginevra – hanno confermato il risultato ottenuto da Bell, vale a dire che la non località deve essere considerata una caratteristica fondamentale e irrinunciabile del mondo microscopico, che le particelle subatomiche sono capaci di comunicare istantaneamente a prescindere dalla loro distanza. La comunicazione istantanea, l’intreccio tra le particelle subatomiche – effetto noto anche con il termine tecnico di “entanglement quantistico” - può essere considerato uno dei più grandi misteri della conoscenza umana: pur essendo un fenomeno osservabile e ripetibile, non sembra avere una chiara spiegazione logica. In questo articolo, ci proponiamo di illustrare un’interessante interpretazione della non località e dell’entanglement quantistico sviluppata dal fisico anglo-americano David Bohm (nota anche come teoria dell’ordine implicito o modello olografico della realtà) e le prospettive che può aprire nella descrizione del mondo fisico (in particolare nello studio delle interazioni fondamentali); successivamente, mostreremo che la non separabilità delle particelle subatomiche può essere spiegata sulla base dell’idea che lo spazio fisico, al livello fondamentale, ha un carattere a-temporale.
Una delle idee di partenza fondamentali della teoria di Bohm è il dualismo oggettivo onda-corpuscolo: ciascun oggetto atomico elementare viene visto come costituito da un’onda e da un corpuscolo contemporaneamente, con l’onda che ha il ruolo di guidare il corpuscolo nelle regioni dove la funzione d’onda (che è l’ente matematico con cui nella teoria quantistica viene descritto lo stato di ogni sistema fisico) è più intensa. La caratteristica principale della teoria di Bohm, che consente di fornire una descrizione causale dei processi atomici, è la seguente: la funzione d’onda agisce come un’onda pilota che guida la particella corrispondente, attraverso l’azione del potenziale quantico, nelle regioni dove essa è più intensa. In altre parole, nell’ambito delle idee di Bohm, il moto delle particelle non si manifesta in maniera casuale, ma sotto la guida di un “campo nascosto”, cioè appunto il potenziale quantico, in grado di determinarne la traiettoria. Si tratta di un potenziale nato dal “vuoto” che non opera come i campi elettromagnetici classici, la cui azione dipende dall’intensità e dalla distanza, ma che agisce in maniera istantanea e solo come pura “forma”. La particella si comporta in pratica come una nave che arriva al porto grazie alla potenza dei suoi motori ma sotto la guida di un radar che le indica la strada da seguire. I motori rappresentano il comportamento classico delle particelle nel mondo fisico che conosciamo (per esempio l’azione dei campi elettromagnetici), mentre il radar rappresenta l’azione del potenziale quantico.Ora, Bohm ha mostrato che è proprio il potenziale quantico a determinare la non località dei processi microscopici, la comunicazione istantanea tra le particelle subatomiche: il potenziale quantico informa ogni particella dove andare, come se dietro alla realtà fenomenica spazio-temporale fatta di materia ed energia, esistesse un piano nascosto che la guida e la unisce a tutte le altre particelle in un’unica simbiosi cosmica. Insomma, particelle distanti anche miliardi di anni luce sono in grado di comunicare tra di loro informazioni in modo istantaneo proprio grazie all’azione del potenziale quantico.Per interpretare la non località quantistica, nelle sue ricerche degli anni '70 e '80 Bohm introdusse la distinzione tra foreground e background, ossia tra ordine esplicito (esplicate order) ed ordine implicito (implicate order). Secondo Bohm è possibile individuare nella meccanica quantistica due diversi livelli di descrizione dei sistemi fisici: l’interpretazione standard e il suo formalismo ci permettono di rendere conto del foreground, dell’ordine esplicito del mondo macroscopico così come ci appare dalle nostre misure, e che è caratterizzato da manifestazioni locali e frammentarie; quello che avviene nell’ordine esplicito rappresenta tuttavia una proiezione del livello fondamentale, nascosto, cioè il livello del background e dell’ordine implicito, caratterizzato da non località e non separabilità. Bohm suggerisce quindi che nell’indagine della realtà fisica bisogna distinguere tra gli aspetti “avviluppati”, legati al livello nascosto e quelli “dischiusi”, che si manifestano come proiezioni del livello fondamentale. In base alle idee di Bohm, il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente che esiste un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della realtà (cioè il foreground o ordine esplicito); ad un livello più profondo esse non risultano “parti” separate bensì sfaccettature di un’unità più profonda e basilare. A questo livello più profondo e fondamentale (che è appunto il background o ordine implicito), tutte le particelle subatomiche sono infinitamente collegate in una sorta di interezza continua.
La teoria oggi universalmente accettata sulla gravitazione è la relatività generale di Einstein, in base alla quale la gravità viene vista come modifica delle proprietà geometriche dello spazio-tempo. In altre parole, la relatività generale stabilisce che è la struttura dello spazio-tempo che determina le traiettorie dei corpi in movimento (o le loro posizioni, nel caso in cui i corpi sono fermi). Due masse che interagiscono, in base alle nostre idee, devono essere sempre immaginate come costituite ciascuna da una particella e da un’onda contemporaneamente, con le onde che hanno il ruolo di guidare le particelle corrispondenti nelle regioni dove il campo gravitazionale è più intenso, vale a dire in modo tale da provocare l’attrazione delle due particelle stesse. Il dualismo oggettivo onda-corpuscolo consente di fornire un’interpretazione intuitiva del risultato fondamentale della relatività generale, secondo cui la gravità si esplica come modifica della geometria spazio-temporale. Infatti, possiamo ipotizzare che, al livello più profondo della realtà, ci sia un’entità mediatrice vera e propria a produrre la modifica della geometria dello spazio-tempo (e di conseguenza, a trasmettere la gravità), e che quest’entità sia proprio un’onda data dalla combinazione delle onde associate alle particelle interagenti. Questo significa che, nell’ambito del nostro modello interpretativo, la modifica della struttura spazio temporale con cui si esplica la gravitazione può essere ricondotta a un’onda. Insomma, sulla base delle nostre idee, si apre questa interessante prospettiva: il mezzo con cui si trasmette l’interazione gravitazionale, determinando a sua volta una modifica della geometria dello spazio-tempo, è l’onda risultante dalla combinazione delle onde associate alle particelle materiali interagenti.
Non località quantistica e a-temporalità dello spazio fisico.
Per affrontare e interpretare la faccenda della non località, della strana forma di connessione delle particelle subatomiche a prescindere dalla loro distanza, in base alla ricerca del mio istituto il discorso può essere espresso anche in una maniera più sottile ed elegante (nonché feconda di ulteriori sviluppi nello studio del mondo fisico). Si tratta di basarsi su un punto di vista alternativo, rispetto a quello standard, circa il teatro in cui avvengono i fenomeni naturali.L’idea di partenza della nostra ricerca è la seguente. Sulla base della nostra percezione elementare, è oltre le nostre capacità stabilire se il tempo possa essere considerato un’entità fisica reale. Il trascorrere del tempo, infatti, non può essere percepito chiaramente come materia e spazio in modo diretto; noi possiamo percepire solo i cambiamenti chimici, fisici e biologici irreversibili della materia nello spazio fisico (cioè lo spazio in cui esistono gli oggetti materiali). Pertanto, se ci basiamo sulla nostra percezione elementare, possiamo concludere che il tempo esiste solo come flusso di cambiamenti materiali irreversibili che avvengono in uno spazio a-temporale. Il teatro in cui avvengono i fenomeni naturali non è quindi lo spazio-tempo (questo ente fa parte dei modelli matematici dell’universo – in particolare, dei modelli atti a descrivere il livello esplicito - ma non dell’universo stesso): il teatro dell’universo, al livello fondamentale della realtà, è uno spazio a-temporale. Questo è un punto di vista diverso, e per certi versi può anche apparire eretico, rispetto a quello standard, ma è forse più corretto ed appropriato in quanto è più coerente con i fatti sperimentali (vale a dire con il fatto che non c’è nessuna evidenza empirica riguardo al movimento degli oggetti materiali nel tempo). Ora, il carattere a-temporale dello spazio fisico è in grado di gettare nuova luce sulla non località quantistica. La ricerca del nostro gruppo mostra che lo spazio fisico a-temporale consente di spiegare la comunicazione istantanea tra le particelle subatomiche, permette di spiegare perché e in che senso, per esempio, due particelle che provengono dalla stessa sorgente e che poi si allontanano, rimangono legate da un misterioso legame, perché e in che senso se noi interveniamo su una delle due, anche l’altra risentirà l’effetto istantaneamente a prescindere dalla distanza che c’è tra di esse. Secondo le nostre idee, la connessione istantanea tra due particelle quantistiche quando sono a grande distanza può essere vista come un effetto dello spazio fisico a-temporale. Cioè, è lecito pensare che, al livello più profondo (cioè nell’ordine implicito), sia il carattere a-temporale dello spazio a trasmettere l’informazione tra due particelle subatomiche, prima unite e poi separate e portate a grande distanza, a farle comunicare istantaneamente. La comunicazione tra due particelle quantistiche è istantanea e non locale proprio perché, al livello fondamentale della realtà, è a-temporale e, come tale, non ha velocità. Insomma, visto che l’a-temporalità dello spazio è in grado di spiegare e riprodurre la non separabilità delle particelle subatomiche, nell’ambito della nostra ricerca noi intendiamo suggerire l’idea secondo cui l’ordine implicito introdotto da Bohm altro non è che lo spazio fisico a-temporale.Inoltre, tenendo conto che nell’ambito della teoria di Bohm la non località quantistica (riguardante il livello fondamentale della realtà) è determinata dall’azione del potenziale quantico, la nostra visione apre la possibilità che ci sia una sorta di corrispondenza tra potenziale quantico e spazio fisico a-temporale, in particolare che il potenziale quantico possa essere interpretato come lo “stato” dello spazio fisico a-temporale in presenza di processi microscopici. Visto che il potenziale quantico di Bohm è il termine che permette di spiegare l’origine della non località quantistica, e visto che il carattere a-temporale dello spazio fisico è in grado di rendere conto e riprodurre la trasmissione di una informazione istantanea, ne deriva che, quando si ha a che fare con un problema quantistico, è del tutto legittimo interpretare il potenziale quantico come lo stato di questo spazio fisico a-temporale. In definitiva possiamo dire che, se si considera un processo atomico o subatomico, lo spazio fisico a-temporale assume lo stato speciale rappresentato dal potenziale quantico, e questo produce una comunicazione istantanea tra le particelle in esame. In una teoria fisica completa, si può anche pensare che lo spazio fisico a-temporale includa tutti gli oggetti della fisica. La nostra visione apre la possibilità che lo spazio fisico a-temporale rappresenti l’anello di congiunzione di tutti i fenomeni osservati o previsti dalle varie teorie. A questo proposito, le diverse interazioni fondamentali, i diversi campi fisici possono essere interpretati come stati speciali dello spazio fisico a-temporale (e quindi dell’ordine implicito di Bohm interpretato in senso a-temporale) in determinate condizioni, in presenza di certe particelle materiali (e producono delle modifiche nelle proprietà dello spazio a-temporale stesso). Per esempio, in quest’ottica, il campo elettromagnetico creato nello spazio circostante da una particella carica può essere visto come lo stato dello spazio fisico a-temporale in questa determinata situazione.
Conclusioni
In virtù dell’analisi svolta in questo articolo, la non separabilità delle particelle subatomiche può essere spiegata sulla base dell’idea che esistano diversi livelli nella realtà fisica e che, nel livello più profondo, siano le onde associate alle diverse particelle a legarle tra di loro in una fitta rete, in una sorta di interezza continua. Mediante il dualismo oggettivo si aprono prospettive molto interessanti: al livello fondamentale, è possibile trattare in maniera simile le diverse interazioni fondamentali, visualizzando in modo causale l’origine del segnale responsabile di tali interazioni. Inoltre, in base alla ricerca del nostro gruppo, la comunicazione istantanea tra le particelle subatomiche può essere vista come una conseguenza dell’idea che, al livello fondamentale della realtà, lo spazio fisico abbia un carattere a-temporale. E’ lecito pensare che, al livello più profondo, sia il carattere a-temporale dello spazio a trasmettere l’informazione tra due particelle subatomiche, prima unite e poi separate e portate a grande distanza: in presenza di processi microscopici, lo spazio fisico a-temporale assume lo stato speciale rappresentato dal potenziale quantico, e questo produce una comunicazione istantanea tra le particelle in esame. Sotto questo punto di vista, si può concludere che il livello fondamentale della realtà non rappresenta altro che lo spazio fisico a-temporale (e le interazioni tra le varie particelle possono essere viste come stati speciali del livello fondamentale della realtà, inteso come entità a-temporale). "


E' senso comune ritenere che la forza che ci tiene ben piantati in terra sia di natura attrattiva. D'altronde la Legge di Newton è ampiamente "sostanziata" dalla cinematica kepleriana. Eppure è dal 1916 che la Relatività Generale, universalmente riconosciuta come "La" Teoria Gravitazionale ci dice che il campo di accelerazione gravitazionale attorno a una massa nello spazio è dovuto alla distorsione locale dello spazio - tempo attorno alla massa stessa. Dunque
"ubi major minor cessat". Ma non basta. Se il tempo non è una grandezza fisica come fa a contrarsi o dilatarsi ? E ancora perche "forzare" dilatazioni e contrazioni dello spazio - tempo in un campo gravitazionale ad essere "assoluti" quando, come dice la parola stessa (relatività) si tratta di fenomeni misurati da altri sistemi di riferimento (inerziali in RS non inerziali in RG).

Forse una teoria gravitazionale in sole 3 (o 3 +n) dimensioni spaziali sarebbe la soluzione.

Marius indaga su questa possibilità.

Stefano Gusman

23 commenti:

  1. L'articolo (per inciso molto bello e interessante!) comincia con la domanda se una teoria gravitazionale a 3D sia fisicamente consistente. Nel corso dell'articolo poi le altre dimensioni fanno capolino. Una domnda a Marius. Ho letto dell'interazione tra particelle con la stessa origine, a che distanza si ha la prova di questo legame?
    Grazie e complimenti per l'articolo

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  2. Gaetano,
    mi fa molto piacere che ti sia piaciuto l'articolo...Il merito, peraltro, è da condividere ampiamente con Fiscaletti che spiega in maniera mirabile un concetto (lo spazio a - temporale) che da tempo avevo fatto mio, ma che non pensavo potesse essere corroborato da esperimenti (quelli di Aspect) davvero impressionanti. In effetti, sebbene conoscessi la teoria entanglement e le ipotesi di Bohm, non sapevo - e qui rispondo alla tua domanda - che fossero stati condotti esperimenti di questo tipo con distanze fino, mi pare di ricordare, a 10 Km di distanza.
    Questa - che non è fisica "new age", ma solida fisica sperimentale - è colpevolmente trascurata dalla divulgazione scientifica "ufficiale" e i motivi, francamente, non li capisco (anche se qualche ipotesi ce l'ho)
    Intendo proseguire nell'indagine perchè mi sa che se ne vedranno delle belle...
    Ciao

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  3. Marius
    Ottimo l'articolo.

    Gisin riprodusse l'esperimento di Aspect ponendo i rilevatori ad 11 km (fonte Brian Greene)Lo stesso Gisin sta studiando il tele trasporto quantistico,con buoni risultati, sfruttando l'entanglement.
    http://www.nature.com/nature/journal/v421/n6922/abs/nature01376.html
    http://cqiqc.physics.utoronto.ca/news/prof-nicolas-gisin-awarded-the-first-bell-prize/
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    Nell'ipotesi di a-temporalità io non escluderei anche l'a-spazialità,le particelle si troverebbero in una specie di limbo, uno stato confuso,amorfo e probabilistico che contiene tutte le possibilità in potenza:solo quando si procede alla misurazione viene scelto un risultato tra i tanti.Un pre-spazio e,in accordo con Bohm,il passaggio dallo stato implicato a quello esplicato.
    Questo comporterebbe che sia il tempo che lo spazio non siano fondanti,ma si espliciterebbero solo al momento del passagio allo stato esplicato.
    Come abbiamo già detto altrove,gli esperimenti sono più avanti delle teorie....
    ciao

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  4. Ciao Marcello.
    Quello che dici merita una seria riflessione. Cosi' di acchito posso dirti che mentre ero e sono pronto a rinunciare al concetto di tempo, per quanto riguarda lo spazio non riesco a concettualizzarne l'assenza. Perlatro, come ben sai, per me lo spazio è "materiale" e quindi l'assenza di spazio è il nulla. Come suggeriva gaetano tra le righe del post si nasconde l'idea di almeno un'ulteriore dimensione spaziale (e a-temporale)che si configurerebbe, per esempio, come il link tra i gravitoni dei quali, nel nostro spazio 3D, noi rileveremmo solo le "impronte" di questo "ferro di cavallo" a 4D. Questa idea non è mia, ma di un fisico sperimentale di nome Andrea che sul forum di Riflessioni, si faceva chiamre "Spirito Libero" (mi sembra doveroso citarlo). Anche qui, pero' da buon "pragmatico" quale sono le s+n dimensioni non sono tanto "digeribili". Io ne percepisco 3 e su quelle 3 vorrei continuare a lavorare, sempre che LHC non mi smentisca, ma ne dubito in quanto le energie necessarie per rilevare, ad es, una stringa multidimensionale sono irraggiungibili.
    Resta, pero' questa sorta di etere senza tempo che "pizzicato" in un punto istantaneamente rivela la stessa "pizzicata" a mld di anni luce di distanza....E' dura anche qui eh..

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  5. Marius
    Facciamo l'ipotesi di un cubo di lato = alla lungheza di Planck,cosa c'è dentro?
    A mio avviso quello che ho citato prima cioè: una specie di limbo, uno stato confuso,amorfo e probabilistico che contiene tutte le possibilità in potenza.Quindi in un campo probabilistico anche la materia è in "potenza" e diviene in "atto" solo al momento del suo eplicitarsi.Non credo che in un campo di probabilità, come è il pre-spazio, siano necessarie dimensioni fisiche.Per favore dimmi che sto sbagliando, altrimenti il passo sucessivo,per spiegare il passaggio dal mondo implicato a quelo esplicato,è che tutta la nostra realtà sia un ologramma,Bohm docet.
    E fare la parte del'ologramma non mi piace...
    ciao

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  6. Marius e Marcello,
    tutti daccordo, lo spazio non è una dimensione. Non immaginate quanto mi costa contraddire il grande Albert, ma ormai sono sempre più convinto che grazie al suo grande carisma ha portato tutti fuori strada. Questo però non esclude altre dimensioni pseudo-spaziali. Parliamo di comunicazioni istantanee a grande distanza, la mia razionalità mi dice che è necessaria almeno un'altra dimensione!
    Ciao

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  7. Ciao Gaetano.
    Sono d'accordo.
    Un esempio che ho proposto in privato anche a Marcello. Prendiamo due elettroni che, per il principio di esclusione, siano sulla stessa orbita e, quindi, entangled uno "spin up" e l'altro "spin down". Immaginiamo che il nostro spazio 3D sia un foglio di carta e la 4° dimensione sia l'altezza. I due elettroni entangled sono due punti a contatto sul foglio. Se li allontaniamo, mettiamo una certa distanza sul foglio, ma se il foglio si piega nella 4° dimensione i due elettroni sono ancora a contatto. Quindi se variamo lo spin di uno istantaneamente varia lo spin dell'altro nonostante, sul foglio, i due elettroni "sembrano" separati.

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  8. Marius,
    ti chiedo ancora un pò di pazienza...
    Il mio chiodo fisso è "la velocità di propagazione della gravitazione". Ho letto di recente un tentativo per misurala: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/La_velocità_del_campo_gravitazionale/1288123
    anche se pare senza risultati universalmente riconosciuti.
    Vorrei il tuo parere, grazie e cordialità

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  9. Ciao Gaetano.
    Scusa se ti rispondo solo adesso, ma sono appena tornato da una settimana al mare :-)
    Purtroppo il link che mi segnali non riporta piu' l'articolo...Se puoi reindirizzarmi lo leggero' con molto interesse...Ti ringrazio

    Marius

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  10. Ciao Marius,
    L'articolo è del 2003. Ho controllato l'indirizzo, è giusto e si apre. L'ho trovato su "Le Scienze" inserendo la parola chiave "gravitazione".
    Grazie e rimango in attesa

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  11. Ok Gaetano, ho letto l'articolo e sono d'accordo con le conclusioni del ricercatore giapponese. Si è misurata la velocità della luce.
    Una riflessione, pero', che l'articolo mi ha fatto fare. Si dice che Newton ritenesse che la gravità si propagasse istantaneamente, mentre Einstein dimostro' che, in realtà, si propaga alla velocità della luce. Io ho ipotizzato che la gravità sia un flusso di onde e.m. e che, pertanto, si propaghi effettivamente alla velocità della luce. Tuttavia, proprio in virtu' dell'articolo sulla non località quantistica mi chiedo, ad es : ma siamo sicuri che una grossa perturbazione gravitazionale, chesso' il collasso di una stella supermassiccia o l'esplosione di una supernova non venga ad essere istantaneamente "percepito" in tutto l'universo ? Si potrebbe spiegare in questa maniera, per esempio, il controllo sull'andamento dell'entropia complessiva...

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  12. Marius,
    i dubbi sono come le ciliege, uno tira l'altro. Ricordo solo un discorso di analogia ma non la dimostrazione di Einstein... Inoltre se consideriamo la forza gravitazionale trasmessa come onda e.m. non dovrebbe essere possibile schermarla? Ultima considerazione: sicuramente è facile pensare che di fronte a mega avvenimenti le leggi conosciute posaano e/o debbano essere diverse.
    Cordialità

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  13. Schermarla Gaetano ? Certo ! E' proprio sullo "shielding effect" che dovrebbe basarsi il funzionamento "alla Le Sage" per intenderci. Tu mi dirai ma se frequenze superiori a quelle gamma arrivano sulla Terra questa resterebbe immediatamente "sterilizzata"...Ebbene l'atmosfera impedisce a quelle frequenze di arrivare al suuolo, tuttavia la compressione sugli strati superiori e, conseguentemente, su tutto cio' che "stà sotto" potrebbe sussistere...Ovviamente non si tratterebbe della modesta pressione atmosferica dovuta alla cinetica molecolare, ma di una persistente pressione "trasmessa" con conseguenti deformazioni elastiche di tutto cio' che è immerso in questo fluido elettromagnetico (atmosfera compresa)

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  14. Al post precednte vorrei aggiungere questo.
    L'agente fisico che trasmette la pressione gravitazionale è quella stessa "matrice oscillante" di cui i nostri stessi corpi sono fatti. La differenza delle frequenze di oscillazione crea - per cosi' dire - un gradiente di densità e, quindi, differenze di massa tra corpi e tra corpi e ambiente circostante. A parità di forza impresaa, cio' che è piu' denso si deforma meno e subisce uno stato di tensione interna maggiore (solidi) mentre i gas (come l'atmosfera), meno densi, si comprimono piu' facilmente.

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  15. Per tornare "in topic", pero', si potrebbe anche pensare a una deformazione gravitazionale dello spazio 3d, che avviene nella quarta dimensione spaziale e a-temporale dove la materia risulta "entangled"

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  16. Caro Marius,
    Quest'ultima possibilità mi intriga molto di più. A tal proposito devo dire che leggendo quest'ultimo tuo ottimo articolo ho cominciato a immaginare (intravedere addirittura!!)le "n" dimensioni delle recenti teorie del tutto.
    Ti ringrazio ancora per la pazienza, cordialità.

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  17. Caro Marius,
    con molto interesse ho letto l'articolo. Vorrei porti due domande entrambe intriganti: 1) E' mai stata misurata (o perlomeno fatto un tentativo) di misurare "l'istantaneità" dell'entlangment? Ovvero siamo proprio sicuri della istantaneità piuttosto che di un mezzo che trasmette l'informazione ad una velocità molto alta? Non abbiamo infatti alcuna prova che due particelle poste alle due stremità di un universo "istantaneamente" siano collegate. 2) La descrizione onda particella mi fa pensare all'oscillazione dei neutrini ovvero si può ipotizzare un meccanismo per cui continuamente una entità quantistica oscilli tra onda e particella ( e magari qualcos'altro di cui non sappiamo ancora) e l'entlangment sia solo l'espressione di uno stato che non vede C come velocità limite? D'altra parte si è gia dimostrato come la luce possa andare .. "più veloce della luce"! Interessante l'aspetto informativo, ma quale particella è responsabile della trasmissione di informazione? Buone Vacanze! Wpro

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  18. Ciao Wpro.
    Mi è appena stato segnalato un articolo che è pubblicato sul numero di agosto de Le Scienze.
    L'articolo di Craig Callender è : "Il tempo è un'illusione?"
    Questo è il commento pubblicato sul sito della rivista.
    "Secondo alcuni fisici, è possibile che i concetti dinamici di tempo e di cambiamento emergano da un universo statico.
    Il tempo è un argomento molto dibattuto tra i fisici. La ricerca di una teoria unificata sta costringendo gli scienziati a riesaminare alcune ipotesi basilari, e poche cose sono più basilari del tempo. Alcuni fisici sostengono che il tempo non esista. Altri pensano che il tempo debba essere promosso, invece che retrocesso. Tra queste due posizioni c'è l'idea secondo cui il tempo esiste ma non è fondamentale. In qualche modo, da un mondo statico emerge il tempo che percepiamo. I filosofi discutono idee analoghe da prima dell'epoca di Socrate, ma ora i fisici le rendono concrete. Secondo uno scienziato, il tempo deriva da una suddivisione dell'universo: quello che percepiamo come tempo riflette le relazioni tra le varie parti".

    L'articolo non lo ho ancora letto pero' capisci bene che se passa un concetto di questo genere anche la grandezza velocità perde del tutto significato. Soltanto lo spazio resterebbe una grandezza fisica "concreta" a patto di considerarlo un'entità "materiale". In questo caso l'entanglement (inteso come influenza istantanea tra due eventi apparentemente separati) sarebbe una neccessità.
    Si tratta di concetti alquanto "indigesti", ma che hanno una loro logica.

    Non appena letto l'articolo ritorno sull'argomento...Per il momento buone vacanze anche a te.

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  19. Letto l'articolo approfitto di un po' di tempo libero per fare alcune considerazioni. La "filosofia" (l'autore dell'articolo è, appunto, un filosofo) è del tutto analoga alla definizione di potenziale quantico "alla Bohm" o di matrice a-temporale dell'universo dell'articolo di Fiscaletti. Un ordine implicito e statico che "guida" l'apparente divenire della realtà emergente. Da un punto di vista piu' "fisico" questo concetto mi pare molto simile a quello dell'onda di luce statica discussa negli articoli successivi che potrebbe, a mio parere, essere alla base del meccanismo di funzionamento della gravità. Guarda caso, poi, l'entanglement è stato sperimentato con successo utilizzando fotoni (e quindi una radiazione e.m.).
    Alla luce di quanto esposto si rafforza la mia convinzione che tutto il meccanismo gravitazionale possa risolversi nelle sole tre dimensioni spaziali da noi conosciute e percepite.

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  20. Vi consiglio di vedere info preliminari sul nuovo incontro EGOCREANET a ROMA su QUANTUM-BIOVITALISM; http://www.lswn.it/en/calls2010/life_science_2010_the_bio_vitalism_renaissance_in_science_and_art
    Paolo pmanzelli.lre@gmail.com

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  21. Chissa' che penserebbe Marcello di una notizia come questa...
    http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/scienza/2011/09/22/visualizza_new.html_700126424.html
    Forse che davvero il tempo non esiste e l'eterno è gia' presente...

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  22. Teoria unificata ,sineterica e tachionica : Il tachione il dito di Dio
    In merito ai neutrini che viaggiano più veloci della luce.
    La mia teoria unificata dell’universo fisico e mentale: Il tachione il dito di Dio ,disponibile sulla pagina web http://www.webalice.it/iltachione , prevede quanto segue.
    La vera velocità della luce si potrebbe misurare solo nel vuoto assoluto dove sarebbe addirittura infinita, così come fu per un istante nella fase inflazionaria del Big Bang .
    Quella raggiunta dai neutrini nell’esperimento del CERN è superiore solo a quella della luce attuale ,perché i neutrini interagiscono molto meno ,con l’energia diffusa nello spazio tempo.
    In pratica i neutrini viaggiano come se fossero in un vuoto più rarefatto di quello intergalattico ,trovandosi come in uno stato di temperatura inferiore ai tre gradi K della radiazione residuata dal Big Bang.
    Sono neutri alla carica elettrica di calore ,residuata nello spazio tempo intergalattico e a quella degli elementi materiali e dell’atmosfera ,che è composta di alcuni di essi elementi.
    Viaggiano nell’energia oscura come materia oscura.(leggi energia fredda e materia fredda). Viaggiano stando già fermi e presenti in ogni luogo dello spazio tempo. Il tempo misurato è quello necessario a rilevarli. Ovvero è il tempo che occorre alla mente per indicarli partiti dal Cern e giunti al gran Sasso. Sono tachini materiali ,letti dai tachioni mentali ,come loro casi particolari.
    I fotoni viaggiano invece nello spazio tempo visibile ,che non è a zero gradi assoluti e interagiscono con la radiazione residua del Big Bang .
    Pertanto interagendo con l’energia di fondo anche negli spazi intergalattici rallentano, non potendo divenire superluminali in un Universo già illuminato.
    Per motivi identici gli elementi non possono superare la velocità della luce poiché diverrebbero troppo caldi ossia tenderebbero ad avere una massa infinita.
    I neutrini viaggiano invece nelle condizioni di un super conduttore più freddo dell’energia di fondo .
    Infine tra il Cern ed il laboratorio del gran Sasso la luce interagisce anche con l’atmosfera ,ed è già noto che negli elementi chimici la luce rallenta.
    Ora necessita che ai fisici si affianchino i filosofi ,per dipanare le incongruenze tra la relatività di Einstein e la fisica quantistica.
    Buona lettura da Vincenzo Russo filosofo neo eleatico pitagorico
    p.s. I neutrini compiono un tragitto più breve di spazio freddo e contratto, la luce deve seguire la curvatura terrestre alla temperatura dell’atmosfera .
    In pratica raffreddandosi i neutrini accelerano perdendo massa.

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  23. Benvenuta filosofia.
    Ho in mente di aprire una sezione del blog dedicata alle implicazioni filosofiche (ed eventualmente teologiche) delle nuove scoperte della fisica sperimentale.
    Tra i vari commenti che ho sentito in televisione ieri sera uno in particolare mi ha colpito e, cioe', quello in cui il commentatore giustamente affermava che per capire l'Universo è necessario ricorrere proprio alla filosofia...
    Personalmente ritengo che molti concetti esposti da Emanuele Severino siano in sintonia con una concezione a - temporale della realtà fisica...Tutto esiste perchè il nulla non è e tutto è eterno in quanto l'essere non puo' divenire non essere ossia nulla...L'eterno è adesso...

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